Quando la corvèe uccide.


Enzo Pellegrin

24 gennaio 2022

Per gli amanti del concetto di “legalità”, appare interessante ricordare che all’epoca dei vascelli e delle navi di linea, una legge consentiva ai comandanti di Sua Maestà Britannica di arruolare forzosamente malcapitati. Questi, colti nei bar del porto o nelle vicinanze, storditi con un bastone o con qualche droga, si ritrovavano imbarcati a forza. Venivano chiamati “terrazzani”, landsmen, in inglese, termine che definiva l’inesperto di mare, in opposizione alla gente di mare formata, i marinai o seamen. 

Privi di qualsiasi formazione marittima, spesso non sapevano nuotare, nè reggersi sul ponte col mare agitato, ma erano obbligati a prestare la propria opera, rischiando di finire fuori bordo o d’essere mutilati da qualche scotta o caviglia.

La terribile ed ingiusta morte del giovane friulano Lorenzo Parelli può evocare l’immagine di simili barbarie. Lorenzo è andato a scuola per farsi un’istruzione. La legge di una periferica repubblica europea lo ha obbligato ad andare a lavorare gratis negli ultimi tre anni della scuola superiore. Del mondo del lavoro, ha fatto l’esperienza più terribile, e sempre più frequente: l’infortunio mortale.

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Coronavirus: disastro Piemonte, una nave in tempesta con comandanti sottocoperta

Enzo Pellegrin

Persino la stampa mainstream non può più nascondere la situazione grave dell’epidemia in Piemonte.

“Piemonte, malato d’Italia”, è la titolistica più frequente. I dati conferiscono alla regione subalpina il secondo posto nazionale per numero di contagi. Secondo i dati diffusi dalla protezione civile nazionale il 16 aprile ci sono 13783 persone positive, mentre in Emilia Romagna ci si ferma a 13663. Nel bollettino diffuso dall’Unità di crisi si annuncia che sono 19mila e 261 persone finora risultate positive al “Covid-19” in Piemonte, più 815 complessivi rispetto a mercoledì. La provincia di Torino registra un escalation di contagi dall’inizio dell’emergenza, 420 in un solo giorno, mentre non calano di giorno in giorno le persone decedute, portando alla funesta cifra di 2146. “Il 60 per cento dei casi sono riscontrati nelle case di riposo dove sono state segnalate forti criticità e presenza di pazienti sintomatici, mentre il restante 40 per cento riguarda il resto della popolazione piemontese” precisano sempre dall’Unità di Crisi.

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Ciò che è differente dal resto della nazione è proprio la curva dei casi.

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Piazza Fontana, potere e psicologia delle masse

Enzo Pellegrin

Nell’anniversario del tragico 12 dicembre 1969, mi è capitata sott’occhi un’intervista allo Storico Miguel Gotor, titolata “Non chiamiamola strage di Stato” (1). Come spesso avviene, il titolo ingigantisce le parole dell’intervistato anche oltre il lecito, ma è significativo un passo dell’intervista dell’autore sul punto:

“La Strage di Stato” è stato il titolo di un libro che ebbe molto successo all’epoca. Cosa pensa di questo concetto?

Fu un’espressione efficace sul piano politico, propagandistico e militante allora, ma oggi, dal punto di vista storico, la trovo insufficiente e persino ambigua. In primo luogo perché deresponsabilizza i neofascisti che ormai lo usano anche loro in questo senso. Se è stato lo Stato, nessuno è stato. Per capire, invece, bisogna anzitutto fare lo sforzo di distinguere. E poi perché, se è ormai accertato sul piano giudiziario e storico che nei depistaggi furono coinvolti esponenti degli apparati, dei servizi segreti e dell’ “Alta polizia” sopravvissuti al fascismo, vi furono anche magistrati come Pietro Calogero e Giancarlo Stiz o agenti come Pasquale Juliano che imboccarono da subito la strada della pista nera, con coraggio e andando controcorrente. Non erano anche loro esponenti dello Stato? Nella notte della Repubblica, nonostante il fango deliberatamente sollevato, il faro della giustizia e della ricerca della verità rimase acceso e non è giusto dimenticare l’impegno personale e professionale di quegli uomini con formule genericamente autoassolutorie.” (2)

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Gotor si scaglia anche contro il concetto di “manovalanza neofascista” della strage. Partendo dal materiale processuale, che più di ogni cosa ha provato il coinvolgimento della “pista nera”, lo storico afferma che, ritenere i neofascisti dei puri esecutori, rischia di attenuare il loro ruolo militante nell’attacco alla democrazia.

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SALVINI SVENDE L’ITALIA ALL’AGENDA DI GUERRA USA.

Enzo Pellegrin,

18 GIUGNO 2019

Il viaggio in Usa del Vice Premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini arriva alla vigilia di scadenze importanti per l’Italia nei suoi rapporti con l’UE.

L’UE ha infatti notificato all’Italia la procedura di infrazione per debito eccessivo. Il 9 luglio l’Ecofin “deciderà se confermare la linea della Commissione e dell’Eurogruppo e aprire o meno la procedura contro Roma e, a stretto, strettissimo giro, il Consiglio Ue, giovedì e venerdì, 20 e 21 giugno, che vedrà i leader dei 28 Paesi dell’Unione affrontare il risiko nomine (ma non solo)” (Il Sole 24 Ore 17 giugno 2019).

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Matteo Salvini ha intenzione di resistere alla pressione dell’UE sui vincoli di bilancio e finanza pubblica che la Commissione intende imporre all’Italia. Il Vice Premier non intende rinunciare alle principali promesse della campagna elettorale. In particolare intende portare a casa un corposo taglio fiscale alle imprese per mezzo della “flat tax”.

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Capitalismo e occidente hanno semplicemente un’altra faccia

Enzo Pellegrin

 

Sullo storico quotidiano torinese della Fiat, Franco Debenedetti il 22 ottobre scorso eleva in un elzeviro la lamentazione dei democratici liberisti, orfani del potere. Il titolo è emblematico: “Nel tunnel della crisi peggiore”. Nell’occhio dell’elzeviro non ci sono però le problematiche economiche, ma «i valori e gli obiettivi dell’Occidente».

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I democratici hanno svolto per moltissimi anni il ruolo di cavalier servente della globalizzazione capitalistica occidentale, a trazione USA. In cambio hanno ottenuto posti di potere in quasi tutti i governi accodati alle politiche liberiste. Appare quindi normale che il loro orizzonte ideologico tenda ad identificare l’Occidente con ciò che hanno insegnato loro: la favola della cessione al potere economico di sovranità, ricchezza, diritti in cambio di promesse di crescita, estensione dei diritti civili, sviluppo sociale ed economico.

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Perchè la sgradevole discriminazione di Lodi potrebbe essere un grave reato.

www.resistenze.org – osservatorio – italia – politica e società – 15-10-18 – n. 686

Enzo Pellegrin

 

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La decisione del Sindaco leghista di Lodi di pretendere documentazione integrativa di difficile reperibilità per consentire ai cittadini stranieri a basso reddito di fruire del livello essenziale di alcune prestazioni pubbliche ha destato scalpore mediatico solo dopo un servizio televisivo di “Piazza Pulita”  Continua a leggere “Perchè la sgradevole discriminazione di Lodi potrebbe essere un grave reato.”

Analisi Costi e Benefici

Enzo Pellegrin

www.resistenze.org – osservatorio – italia – politica e società – 25-09-18 – n. 683

L’ultimo alito di vita reperibile in rete del Movimento Cinque Stelle  piemontese sul TAV diceva più o meno così: stiamo facendo l’analisi costi-benefici e siamo fiduciosi del suo esito. Ci dovrebbero essere però delle azioni che in qualche modo facciano vedere che l’opera si fermi, perchè qui non hanno nessuna intenzione di fermarsi e noi non sappiamo più come giustificarci. Militarizzazione della valle compresa.E’ passato credo un mese da questa posizione che più o meno è stata retoricamente reiterata, sempre con la bandiera notav alzata.
Senza rendersi peraltro conto che l’analisi costi benefici è stata fatta da tempo da chi nel movimento ha una testa e non un’urna.
L’unica azione correlata coll’opera è oggi l’approvazione del recente decreto sicurezza del Vice premier Salvini, che gode non soltanto dei voti dei cinque stelle del Parlamento, ma anche dell’appoggio entusiasta del Premier incaricato Prof. Giuseppe Conte, che agita sorridente un cartello uguale a quello di Salvini, con il singolare hastag “#decretosalvini”. Atto sicuramente confacente alla statura istituzionale di un Presidente del Consiglio, peraltro poliglotta.
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Cosa c’è dietro l’ “addendum” ambientale dell’accordo ILVA.

Enzo Pellegrin

16 settembre 2018

La polemica di Renzo Tramaglino contro il “latinorum” di Don Abbondio dovrebbe essere riversata oggi sul Ministro del Lavoro. Quest’ultimo, nello sforzo di rassicurare  che l’accordo ILVA/ Arcelor Mittal è rispettoso delle emergenze ambientali, ha spiegato che tutto starebbe nel famoso “addendum” ambientale. I tarantini, soprattutto quelli di Tamburi, sentono questo “latinorum” confondere loro la testa.

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Hanno ragione: va fatta però una sommaria  premessa.

1. Veleni per anni: il dossier sui tumori infantili

Sull’emergenza ambiente, salute e sicurezza a Taranto si parla da anni. Livelli di inquinamento consapevolmente tenuti al di fuori dei limiti di legge hanno generato una situazione in cui i bambini che vivono nelle abitazioni prossime agli impianti (come ad esempio quelli del quartiere Tamburi o Paolo Sesto) hanno il 30% di probabilità in più di ammalarsi di tumori infantili.

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La prevalenza delle nutrie

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Il movimento cinque stelle è stato un grande strumento di normalizzazione del conflitto sociale e dei movimenti. Poggiando sul terreno della liquidità postmodernista che animava le illusioni di molti, ha dapprima limitato in spazi angusti il fermento anticapitalista, riportandolo in uno sterile dialogo demagogico-istituzionale. Calmate le acque con le elezioni, li ha poi riportati in braccio a ideologie reazionarie forti,  le quali hanno sempre coperto gli interessi dei poteri economicamente dominanti e di quella piccola borghesia stracciona e amorale spesso diffusa e presente come mezzo di manovra nelle vicende italiane. Continua a leggere “La prevalenza delle nutrie”

I liberali fagocitati da una certa idea di libertà

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Enzo Pellegrin

Nell’aprile 1947, ancora a fianco delle rovine della Seconda Guerra Mondiale, i componenti della cosiddetta “Internazionale Liberale” si riunivano ad Oxford. Dal congresso scaturiva una dichiarazione solenne, passata poi alla storia dei liberali come “Manifesto di Oxford”.

In esso, i liberali riuniti di 19 nazioni, “riuniti ad Oxford in tempo di disordine, povertà, carestia e paura causati da due guerre mondiali, convinti che le attuali condizioni del mondo sono largamente dovute all’abbandono dei principi liberali” affermavano una serie di principi, tra cui:
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