Uscire dalla Nato secondo l’art. 13 del trattato.

Smantellare la NATO, chiudere 800 basi militari USA, perseguire i criminali di guerra

Prof. Michel Chossudovsky (Professore emerito di Scienze Economiche all’Università di Ottawa e Direttore del Centre for Research on Globalization – Globalresearch).

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Global Research | Globalresearch.ca | 17.04.2022

Traduzione di Enzo Pellegrin

Questo testo è stato pubblicato per la prima volta il 4 aprile 2019 nel contesto della Conferenza internazionale di Firenze: No War, No NATO che si è concentrata sulla relazione chiave tra le operazioni militari USA-NATO dirette contro paesi mirati e l’imposizione di riforme economiche neoliberali di vasta portata sia prima che sulla scia degli interventi militari USA-NATO. Al culmine della crisi ucraina, si profila uno scenario da terza guerra mondiale. La guerra nucleare è contemplata. Il futuro dell’umanità è minacciato. Quali sono le soluzioni?

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– L’uscita dalla NATO ai sensi dell’art. 13. Notifica della denuncia di uscita.

– Un movimento mondiale contro la guerra

– La disabilitazione della propaganda di guerra

– Una politica estera assennata degli Stati Uniti

– Diplomazia e Negoziati di Pace,

– La chiusura dell’economia di guerra. Continua a leggere “Uscire dalla Nato secondo l’art. 13 del trattato.”

Difendere la democrazia attraverso un nazionalismo fascista e una spesa militare suicida? No grazie.

Enzo Pellegrin

Pubblicato su www.resistenze.org – cultura e memoria resistenti – antifascismo – 06-04-22 – n. 824.

Se Ennio Flaiano fosse chiamato oggi a pronunciarsi sul mainstream italiano in argomento guerra, ne uscirebbe sicuramente con uno dei suoi paradossi ad effetto “Non è tanto quel che vedo o leggo a farmi impressione, ma quel che sento: quell’insopportabile rumore delle unghie che si arrampicano al vetro”.

Sugli altoparlanti dell’egemonia mediatica è andata in onda a reti unificate la difesa ad ogni costo delle parole ed opere del governo ucraino, quali che fossero i mezzi da questo utilizzati, il tutto in vista di una costosa militarizzazione dell’intera Europa, già con l’acqua alla gola per la crisi economica.

I Beton, la band ucraina ultranazionalista che ha eseguito una cover della famosa London calling dei Clash con il titolo “KIev calling” posa con le magliette del collaborazionista del Terzo Reich, Stepan Bandera

La gustosa intervista ad un comandante del Battaglione Azov – composto da nazionalisti dell’ultradestra ucraina, che confessa di “leggere  Kant” ai propri soldati, la comparsata della band di “Kiev calling” che canta con le magliette di Banderas, hanno scoperto più di un nervo della narrativa dominante. Una volta emerso che il cavallo politico su cui si era contato consentiva un’agibilità senza paragoni ad organizzazioni ispirate al nazismo, al nazionalismo etnico, ai collaborazionisti del Terzo Reich venerati come “eroi nazionali” con tanto di monumenti, è partita la corsa a negare l’evidenza, a ridimensionare un fenomeno che il governo ucraino per primo si rifiuta di ridimensionare, oppure ad utilizzare narrazioni consolatorie e giustificazioniste, slegate dalla realtà, come quella per cui “i nazisti esistono su entrambi i fronti”.

Continua a leggere “Difendere la democrazia attraverso un nazionalismo fascista e una spesa militare suicida? No grazie.”
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