Piazza Fontana, potere e psicologia delle masse

Enzo Pellegrin

Nell’anniversario del tragico 12 dicembre 1969, mi è capitata sott’occhi un’intervista allo Storico Miguel Gotor, titolata “Non chiamiamola strage di Stato” (1). Come spesso avviene, il titolo ingigantisce le parole dell’intervistato anche oltre il lecito, ma è significativo un passo dell’intervista dell’autore sul punto:

“La Strage di Stato” è stato il titolo di un libro che ebbe molto successo all’epoca. Cosa pensa di questo concetto?

Fu un’espressione efficace sul piano politico, propagandistico e militante allora, ma oggi, dal punto di vista storico, la trovo insufficiente e persino ambigua. In primo luogo perché deresponsabilizza i neofascisti che ormai lo usano anche loro in questo senso. Se è stato lo Stato, nessuno è stato. Per capire, invece, bisogna anzitutto fare lo sforzo di distinguere. E poi perché, se è ormai accertato sul piano giudiziario e storico che nei depistaggi furono coinvolti esponenti degli apparati, dei servizi segreti e dell’ “Alta polizia” sopravvissuti al fascismo, vi furono anche magistrati come Pietro Calogero e Giancarlo Stiz o agenti come Pasquale Juliano che imboccarono da subito la strada della pista nera, con coraggio e andando controcorrente. Non erano anche loro esponenti dello Stato? Nella notte della Repubblica, nonostante il fango deliberatamente sollevato, il faro della giustizia e della ricerca della verità rimase acceso e non è giusto dimenticare l’impegno personale e professionale di quegli uomini con formule genericamente autoassolutorie.” (2)

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Gotor si scaglia anche contro il concetto di “manovalanza neofascista” della strage. Partendo dal materiale processuale, che più di ogni cosa ha provato il coinvolgimento della “pista nera”, lo storico afferma che, ritenere i neofascisti dei puri esecutori, rischia di attenuare il loro ruolo militante nell’attacco alla democrazia.

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Le vite dei lavoratori come strumento di propaganda

da www.resistenze.org – osservatorio – italia – politica e società – 11-06-19 – n. 715

da La Riscossa – www.lariscossa.com
Enzo Pellegrin

11/06/2019

Ha destato un certo scalpore il trattamento riservato dai riders torinesi scesi in manifestazione qualche giorno fa ad alcuni rappresentanti politici dei Cinquestelle, i quali avevano avvicinato i manifestanti per portare solidarietà (e verosimilmente documentare la loro vicinanza sulle rispettive bacheche propagandistiche).

Nel video che può vedersi qui, i riders cacciano via senza mezzi termini la consigliera regionale Francesca Frediani e la deputata Jessica Costanzo. In particolare, i lavoratori apostrofano i politici gridando “Fatevi il selfie che poi domani fate il post”.

A gennaio, nelle bacheche del Movimento 5 stelle Piemonte, si menava vanto di aver fatto approvare una proposta di legge “a forte matrice M5S” a tutela dei riders. In realtà, la proposta di legge non era nemmeno del M5S, ma dei consiglieri Grimaldi e Valle, Continua a leggere “Le vite dei lavoratori come strumento di propaganda”

Date un calcio alla società liquida.

Enzo Pellegrin

http://www.resistenze.org – osservatorio – italia – politica e società – 02-05-17 – n. 630

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Tra le immagini dei giorni vicini al Primo Maggio, balza all’attenzione quella di Marine Le Pen, tra i sorridenti operai dello stabilimento Whirlpool di Amiens, nel nord della Francia, dipartimento della Somme, regione dell’Haute France, passata roccaforte della sinistra e del PCF.

Questa porzione geografica del paese transalpino ha già subito una drastica riduzione dei posti di lavoro in seguito a delocalizzazioni produttive motivate dalla ricerca di un minor costo per la mano d’opera. Così avviene anche per lo stabilimento Whirlpool. L’azienda non è affatto in crisi, ma sposterà l’unità produttiva in Polonia giovandosi del basso costo del lavoro del far west polacco postcomunista. A rischio sono 600 posti di lavoro.

Anche il candidato Macron, l’uomo nuovo, “né di destra né di sinistra”, ma saldamente ancorato ai potentati economici europei, si è interfacciato con gli operai di Amiens. Ha cercato di convincerli che opporsi alla società aperta e globalizzata è una battaglia di retroguardia che porta ad un’inevitabile sconfitta. (Continua a leggere su Resistenze.org).

La “rieducazione” di Trump

Zoltan Zigedy | zzs-blg.blogspot.it
Traduzione di E. Pellegrin per Resistenze.org, Centro di Cultura e Documentazione Popolare, www.resistenze.org – popoli resistenti – stati uniti – 24-04-17 – n. 629

14/04/2017

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DOPO aver concordato che l’attacco USA contro una base aerea siriana ha costituito una violazione del diritto internazionale, una violazione della sovranità della Siria, un professore di diritto della Ivy League ha detto al Partito Repubblicano di credere che tutto sommato un attacco preventivo fosse giustificato. Il professore l’ha paragonato all’alzare un segnale od una luce di stop in una situazione di emergenza.

Questo è il livello di tortuosa ipocrisia nella quale sono affogati le elite intellettuali USA.

Nello spettro delle corporation dei media simili irresponsabili “giustificazioni” dominano la conversazione, e così nel centrosinistra. Alcuni, come il già screditato, ma ancora accontentato, Brian Williams del MSNBC, ai confini della pazzia quando invoca il cantautore Leonard Cohen per meravigliarsi della “bellezza” del lancio dei missili da crociera.

All’interno dei circoli dei due partiti, un consenso similare saluta o approva l’attacco missilistico. LEGGI IL RESTO su Resistenze.org

Pericolosa isteria della stampa britannica contro la Russia.

Global Research, 19 gennaio 2017

TruePublica 18 gennaio 2017

Traduzione di Enzo Pellegrin per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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La stampa inglese è entrata in modalità di propaganda isterica per demonizzare la nostra più grande minaccia sul pianeta Terra: non il cambiamento climatico, non una pandemia globale, non il terrorismo internazionale o i nuovi nemici dell’America nel Mar Cinese meridionale – ma la Russia.

Il Telegraph 31/12/16: “sistemica, inarrestabile, rapace cyber-minaccia russa alla rete elettrica degli USA, contaminata da un virus trovato sul computer della maggiore compagnia elettrica”

L’ Independent 13/12/16:”Con grande probabilità la Russia ha interferito con il referendum sulla Brexit”

L’ Express 15/01/17:”I russi stanno costringendo la RAF ad annullare le loro missioni in Siria hackerando i loro sistemi informatici”

Il Guardian 14/01/17:”Politici britannici di lungo corso bersaglio di una campagna di fango del Cremlino”

In tutti questi pezzi giornalistici, e ce ne sono parecchi altri, non viene citato un singolo frammento di prova concreta oltre il sentito dire. Nel caso della storia dell’Express, si tratta di asserzioni che vengono corroborate con la frase “E’ interamente plausibile che la Russia possa aver mirato ai Tornado ed ai Typhoons in questo modo” ha detto l’esperto di difesa aerea Justin Bronk del think – tank Royal United Service Institute.

Questa non è una prova.

Nel caso del Telegraph, questa favoletta è stata smascherata come pura propaganda al 100% e il pezzo originale del Washington Post finiva con una totale richiesta di scuse del suo editore. Il Telegraph non ha riportato questa aggiunta o richiesta di scuse per il suo articolo totalmente falso.

Il titolo del Guardian è pura disinformazione dal momento che il suo unico elemento di prova è un deputato (Chris Bryant) che spiegava che il futuro Ministro degli Esteri non avrebbe potuto trattare apertamente la questione (degli hacker russi) per le sue caratteristiche di segretezza e diceva: “Per ogni ministro che si insedi al Foreign Office è abbia responsabilità per la Russia, essi (Mosca) cercheranno di mettere insieme in ogni modo o forma informazioni su di lui”. Come per rafforzare la “prova” Bryant ha detto di essere “assolutamente certo che Boris Johnson, Liam Fox, Alan Duncan che hanno il dossier Russia, e [il segretario alla Brexit] David Davis sono assolutamente tenuti d’occhio”. Questa non è una prova.

La cosa divertente è questa; la storia potrebbe essere vera e molto probabilmente lo è, e allora?

Nell’ottobre 2015, il servizio segreto britannico ha confermato di tenere sotto osservazione i deputati britannici e all’epoca fu concessa l’immunità legale quando venne interpellato. Si apprese che le comunicazioni dei deputati non erano protette dallo spionaggio dei servizi segreti. Questo caso venne in evidenza perché la deputata verde Caroline Lucas, la Baronessa Jenny Jones e l’ex deputato George Galloway, dimostrarono con le rivelazioni di Edward Snowden che le comunicazioni dei deputati erano spiate dal GCHQ [Govenment Communication HeadQuarter, n.d.r. Quartier generale del governo per le comunicazioni, con sede a Cheltenham: è l’agenzia governativa britannica che si occupa della sicurezza, dello spionaggio e controspionaggio, nell’ambito delle comunicazioni], nonostante le leggi ne tutelassero la segretezza.

Più o meno nello stesso tempo scoprimmo che un noto pedofilo gestiva una guardiola messa su dal GCHQ per le proprie osservazioni ed il monitoraggio di importanti “bersagli” politici, per esempio i nostri stessi deputati ed altre figure pubbliche.

Nello passato 1983 Margaret Thatcher utilizzò l’ultimo e più avanzato sistema di sorveglianza denominato “Echelon” (Leggi:  ECHELON – The Start of Britain’s Modern Day Spying Operations) per spiare i Ministri del Governo. Era un progetto americano ed era il primo maggiore sistema di spionaggio che utilizzava satelliti e sistemi informatici per spiare in tutto il globo. Certamente Echelon era stato originariamente creato negli anni 60 per monitorare le comunicazioni militari e diplomatiche dell’URSS e degli alleati del blocco orientale durante la guerra fredda dalla Gran Bretagna e dagli USA. Tutti i dati venivano condivisi con gli americani che – in qualsiasi modo vogliate vederlo, è comunque un governo straniero.

L’Agenzia di Sicurezza Nazionale americana ha spiato le conversazioni telefoniche di 35 leaders del mondo secondo un’altra notizia fatta trapelare da Snowden tre anni or sono. Il tedesco Spiegel ha riferito nel 2014 che “documentazione ci dice che il GCHQ britannico ha segnalato che servizi segreti hanno individuato politici europei, tedeschi e israeliani per spiarli”. Era così sospetto per i britannici che la cancelliera Merkel annunciasse un’offensiva di controspionaggio per mettere un freno allo spionaggio su grande scala condotto dalla NSA degli USA e dallla sua controparte britannica, il GCHQ. Oggi viene riferito da IntelNews the le “divergenze tra i servizi segreti tedeschi e britannici, che iniziarono nello stesso momento nel 2014, assertivamente continuano a persistere” ed oggi costituiscono “la più grande incrinatura tra questi due servizi che ci sia mai stata dopo la seconda guerra mondiale”.

Solo sei mesi fa scoprimmo che GCHQ e la NSA siano d’abitudine le mail dei politici britannici, che includevano corrispondenza coperta da riservatezza tra parlamentari e loro elettori e prima di ciò, documenti interno del MI5, del MI6 e del GCHQ rivelano l’intercettazione usuale delle comunicazioni legalmente protette. Le informazioni ottenute furono raccolte illegalmente per essere usate dai servizi nelle controversie legali nei quali essi stessi furono coinvolti.

In modo divertente, abbiamo recentemente scoperto solo l’altra settimana che lo staff dell’ambasciata di Israele, quasi certamente membri del Mossad, “collaboravano con attivisti politici di lungo corso dei partiti laburista e conservatore per rovesciare i loro stessi partiti dall’interno, e distorcere la politica estera britannica più in favore di Israele che degli interessi britannici”.

Se la Russia non avesse spiato i nostri parlamentari, sarebbero stati gli unici che non l’avessero fatto. Nessuno si fida di nessuno. Lo spionaggio è una notizia vecchia e totalmente prevedibile. Noi siamo TUTTI spiati al giorno d’oggi.

La stampa britannica è complice in questa sconsiderata retorica progettata per instillare il terrore nella popolazione con una pericolosa propaganda che può facilmente condurre a tensioni così pericolose da far nascere una vera guerra. Anche se l’America è schierata nell’Europa continentale e nell’Oceano Atlantico, la Gran bretagna può essere utilizzata come una pedina da sacrificare sulla scacchiera internazionale dove il vincitore si prende tutto. Noi non abbiamo nessuna relazione speciale, non ce n’è mai stata una, ed una stampa irresponsabile, diventando un portavoce che innalza le tensioni tra USA/NATO e Russia si pone assolutamente contro gli interessi e la sicurezza nazionale britannica.

Come metteva in luce in modo allarmante l’articolo dello scorso Ottobre a firma di Laurence Krauss (Presidente del comitato di sostegno del Bullettin of Atomic Scientists) “Trump ha detto che terrà in considerazione di utilizzare le armi atomiche contro l’ISIS ed ha suggerito che sarebbe un bene per il mondo se il Giappone, la Corea del Sud e l’Arabia Saudita acquistassero armamenti nucleari”. Trump potrebbe essere uno degli individui più pericolosi per la pace mondiale – chissà!

Chiuso l’argomento Trump, Krauss va oltre dicendo che “In generale, durante la presidenza Obama, noi abbiamo aumentato il nostro pericoloso abbraccio con le armi nucleari. Al momento, circa un migliaio di testate nucleari sono ancora armate e pronte all’uso immediato; come lo erano durante la guerra fredda sono pronte per essere lanciate in pochi minuti in risposta ad un avvertimento di attacco imminente”.

Chi è colui che sano di mente possa sopportare ancora questa pazzia?

La fonte originale di questo articolo è  TruePublica

Copyright © Graham VanbergenTruePublica, 2017

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Di Fidel, di Cuba, e della verità.

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Enzo Pellegrin

Per chi ha coltivato la propria adolescenza umana e politica nelle pericolose fanghiglie del riflusso negli anni 80 e 90 Fidel Castro Ruz, Presidente del Consiglio di Stato di Cuba, comandante della Revolucion, ha rappresentato l’eterno nemico dei governanti statunitensi di ogni epoca. Passavano i Presidenti dell’impero: Kennedy, Johnson, Nixon, Carter, i Bush e i Clinton. Fidel Castro rimaneva sempre lì, immobile di fronte alla diffamazione, alle bugie, ai tentativi di rovesciamento e financo di omicidio.

Immobile come il popolo cubano, di fronte alle mille offese che il mondo occidentale recava loro.

Una fra tutte: l’assedio per provocare la fame.

Perché anche nelle melme del riflusso di finesecolo destava perplessità sentire i pennivendoli di regime sbraitare sulle condizioni in cui dicevano fosse ridotta Cuba e passare sotto silenzio che quei disagi certo non potevano non derivare un blocco economico duro quanto infame e criminale, condannato a più riprese da quasi tutti i paesi del Mondo nell’Assemblea ONU, tranne gli stessi USA, Israele e l’Isola di Guam.

Per coloro che erano costretti a crescere in quella bambagia ideologica, Fidel e Cuba rappresentavano prima di tutto un percorso di sfide.

Intanto sfidare il conformismo informativo: chiedersi perché a Norimberga hanno processato il nazismo per aver aggredito popoli mentre nei nostri anni emanare sanzioni per affamare un popolo non allineato non rappresentava un eguale crimine.

Poi sfidare quello che allora si chiamava il migliore dei mondi possibili: comprendere che un diverso modo di produrre e distribuire la ricchezza era altrettanto possibile. Ed era possibile senza piegarsi al criminale mondo della lotta di tutti contro tutti per la prevalenza economica. Cooperare a produrre quello che serve senza ammazzarsi per rimanere a vivere. Difficile pensarlo allora, quando le sirene delle vacche grasse addormentavano il presente rappresentandolo come un unico eterno futuro di felicità. Ma anche allora la sfida era chiedersi quanto avrebbe potuto andare avanti in crescita un mondo in cui l’azionabilità di ogni diritto individuale e collettivo diveniva subordinata alla condizione economica. La risposta non soffia nel vento ma è visibile oggi, nelle nostre malate e sempre più povere società europee.

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Un’amico mi ricordava come anche chi non amava Cuba non poteva rimanere senza parole di fronte all’umanità degli ultimi che trovavano aiuto, soccorso e cure sanitarie nell’Isola.

La terza sfida era alle bugie su Cuba: i dissidenti falsi e profumatamente pagati come Yoani Sanchez, la bloguera mentirosa, così tanto repressa nel proprio paese da avere tradotto il proprio blog nel mondo in un maggior numero di lingue del sito ufficiale della Comunità Europea…, la propaganda odiosa e violenta di asseriti esuli e falsi esuli oggi proficuamente insediati nel ventre criminale degli Stati Uniti del Sud. Questa battaglia portava con se la scoperta di commentatori politici e giornalisti indipendenti e legati all’analisi dei fatti, più che alla diffusione della propaganda politica dei centri di potere e dell’establishment occidentale.

Tuttavia, contro la macchina del fango, Cuba aveva intelligentemente reagito. Qualche anno fa, la Seguridad de Estado infiltrò un proprio agente (nome in codice Emilio) tra le file di quelli che si asserivano “giornalisti indipendenti”. Prese il nome di Carlos Serpa Maceira e per molti anni si finse reporter in lotta contro l’oppressione cubana e si mise in contatto con gli ambienti della controrivoluzione cubana. «Un saluto agli ascoltatori di Radio República. Da La Habana vi parla Carlos Serpa Maceira, direttore dell’Unione dei Giornalisti Liberi di Cuba…». Questo era l’incipit dei suoi servizi che hanno avuto i maggiori reportage sui mezzi di informazione anticubana.

Senonchè Carlos-Emilio alla fine si palesa e racconta come venivano organizzate (e con che “scrupolosità giornalistica”) le piazzate informative contro l’Isola, non è difficile metterle in piedi, dice: “Proprio a me un giorno mi proposero la creazione di un blog, mi dissero anche che lo avrebbero chiamato El Guayacán cubano. A chiare lettere mi spiegarono che l’idea era quella di renderlo simile a quello della controrivoluzionaria Yoani Sánchez affinché guadagnassi denaro del quale poter vivere. Mi hanno spiegato che mediante il blog si sarebbero chieste donazioni ai visitatori enfatizzandomi “ti amministriamo il blog El Guayacán cubano, e tu chiedi ai visitatori denaro per poter vivere”. Colui che realmente mi amministra il blog è Enrique Blanco, un controrivoluzionario stabilitosi a Porto Rico, appartenente all’Operazione Liborio, un progetto che ha l’obbiettivo di finanziare dall’estero la cosiddetta opposizione. Lui ha inserito informazioni sul blog come se fossi io a farlo, praticamente se non posso partecipare ad una determinata attività, quasi sempre relazionata con le “damas de blanco”, lui si mette in comunicazione direttamente con loro e redige il reportage. Non è difficile [organizzare una campagna mediatica contro Cuba n.d.r.]. Nel mio caso devo solo mettermi in contatto con Radio Martí [ha sede a Miami ed è finanziata interamente dagli Usa] ed immediatamente mi ritelefonano. Io posso inventare in questo stesso istante una notizia e loro senza cercare conferme né alcuna verifica la trasmettono. Poco tempo fa ho fabbricato una situazione relazionata con il processo ad una controrivoluzionaria. Dissi che uscendo da casa mia e passando per la sede del Tribunale Provinciale Popolare della Città de La Habana avevo visto un gran dispiegamento di agenti della Seguridad del Estado e che lì avevo potuto osservare pure la presenza, anche se loro non mi avevano visto, della stampa straniera… Questo l’ho condito con qualche altro elemento, tipo che gli agenti della Seguridad mi avevano riconosciuto e mi avevano fatto entrare in un’auto, e che sotto forti minacce mi avevano portato ad vicina stazione di polizia. Quando poi ho telefonato a Radio Martí la persona che mi ha risposto al telefono mi disse: “Quando dici che ti hanno minacciato devi spiegare che minacce ti hanno fatto”. Gli risposi di si, che non si sarebbe dovuta preoccupare e così confezionai la mia notizia. Radio Martí non cerca nessuna conferma. L’obiettivo è denigrare Cuba per qualunque motivo. Dopo avere trasmesso quel reportage mi dissero che sarebbe stato inserito anche nei notiziari.” (http://www.resistenze.org/sito/te/po/cu/pocubc08-008507.htm ).

Oggi, quando la vulgata occidentale, qualche scribacchino col vizio del plagio o qualche populista agitano o vantano i loro strali su Fidel Castro, inevitabilmente incorrono in qualche balla messa in giro da questa instancabile macchina del fango.

Tanto il popolo cubano si sacrificava per la costruzione di un’economia collettiva e per i propri servizi sociali, dieci volte tanto gli USA sperperavano per foraggiare pennivendoli, infingardi, cospiratori sgherri o faccendieri per far naufragare il risultato di questi sacrifici.

Fidel Castro Ruz, alla morte di Hugo Chavez, scrisse a Nicolas Maduro ricordando come aveva conosciuto il Presidente Venezuelano: “Ho conosciuto Hugo Chávez esattamente 18 anni fa. Qualcuno lo aveva invitato a Cuba e lui aveva accettato l’invito; mi racconto che pensava di sollecitare un incontro con me. Ero lontano dall’immaginare che quei militari definiti golpisti dalle agenzie di stampa, che con tanta discrezione per anni avevano seminato i loro ideali, erano un gruppo selezionato di rivoluzionari bolivariani.” (http://www.resistenze.org/sito/te/po/cu/pocucn17-012060.htm ).

Egli per primo aveva accolto un uomo che l’occidente definiva golpista. Si era, a suo modo, fatto guidare dai fatti e dall’amore per la verità, non dall’invenzione dei fatti. Ciò anche se li separavano precise differenze ideologiche.

La battaglia che Fidel ed il Popolo di Cuba hanno combattuto per anni era anche la battaglia per la verità.

Spesso i popoli occidentali si mostrano più intelligenti ed autonomi di come li vorrebbero i media dell’establishment.

Chiunque sarà capace di continuare a farlo avrà, come nelle parole di Fidel, il suo nome rispettato ed amato nel mondo più sincero.

Gli altri potranno essere invitati alle feste a Miami. Il denaro – per queste – non è mai mancato negli USA. Manca per altro: come la sanità e l’istruzione. Ma per queste ultime, centinaia di americani fanno e faranno i viaggi della speranza nell’isola – come la chiamano loro – “castrista”. Esattamente come gli ultimi della Terra.

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La via della guerra pericolo enorme: il caso Milosevic e la sua attualità

Jorge Cadima

odiario.info, 8.9.2016
Traduzione di Enzo Pellegrin a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare per resistenze.org

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Secondo l’usuale copione, il presidente (rieletto più volte) Milosevic è stato personalmente demonizzato e calunniato come prodromo alla distruzione del suo Paese. Morto Milosevic, il Tribunale Internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia (ICTY) ha riconosciuto la falsità di quelle calunnie (assolvendo i morti per condannare quelli ancora vivi).
E’ importante rompere le barriere del vergognoso silenzio complice dei media di regime su questo riconoscimento di innocenza – che contrasta palesemente con l’urlato unanimismo con cui vennero sostenute le accuse due decadi fa. Ed è importante trarne lezioni su come tutto questo è finito. Lezioni che sono di tremenda attualità. Continua a leggere “La via della guerra pericolo enorme: il caso Milosevic e la sua attualità”

Europa, il bavaglio delle multinazionali sul giornalismo d’inchiesta

Fabio Sebastiani | controlacrisi.org,  25/04/2016

http://www.resistenze.org – osservatorio – europa – politica e società – 26-04-16 – n. 586

Si chiama “Directive on the protection of undisclosed know-how and business information (trade secrets) against their unlawful acquisition, use and disclosure”, in breve “Trade Secrets Protection”, “direttiva per la protezione del segreto aziendale”.

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E’ stata approvata a larghissima maggioranza (il 77% dei voti favorevoli) giovedì, dieci giorni fa dal Parlamento Europeo. Continua a leggere “Europa, il bavaglio delle multinazionali sul giornalismo d’inchiesta”

La propaganda UE sui morti di Bruxelles

di Enzo Pellegrin

Resistenze.org, editoriale del numero 582, 31 marzo 2016.

In un fotogramma di Quarto Potere, Orson Welles nei panni di Charles Foster Kane replica al suo interlocutore: “Lei si preoccupa di quello che pensa la gente? Su questo argomento posso illuminarla, io sono un’autorità su come far pensare la gente. Ci sono i giornali per esempio, io sono proprietario di molti giornali…”.

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All’alba del Terzo Millennio non esistono solamente i giornali. Continua a leggere.

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