TIVVU’ E PROFESSIONISTI DELL’INDIGNAZIONE.

savhypoo

Boracriticatv

13 dicembre 2015.

Ecco spiegato perchè Roberto Saviano si è iscritto (in ritardo) alla carovana degli indignati tardivi della giunta autonominata di mastro Renzi pizzicagnolo in trasferta a Roma. Tra poco su Deejay TV trasmetterà un suo solito format: Saviano commenta il 2015. Immagino sarà l’ennesima occasione per venderci indignazione e populismo di regime un tanto al chilo, magari in chiave come solito atlantica e scaricando ogni reale contraddizione sull’ingenua credulità popolare per cui il sistema crolla perchè è affollato di disonesti, dimenticando che la disonestà verso il prossimo, la concorrenza, il farsi la guerra tra poveri per riempire le tasche di chi raccoglie al vertice è proprio la chiave di questo sistema che ci vende anche i suoi anticorpi come Saviano.
Immagino gli incassi dagli sponsor multinazionali che Deejay incasserà da quest’ora di ritrito autodafé, mentre schiere di sepensanti informati ed indignati trasformeranno le loro lacrime e le loro sensazioni in una cascata di sonanti soldini direttamente nelle tasche degli sponsor, della Tv, degli autori.
Per questo serviva costruirsi un ruolo di coraggioso accusatore, di Zola de noiantri per dire qualcosa che tutti sanno: la Boschi in conflitto di interessi. Mava? Quello che Saviano non racconta, non dice, nasconde, è che la ragione dell’esistenza di soggetti come la Boschi, Renzi, delle banche pigliatutto e mai punite, sta esattamente nello stesso posto dove siede e mangia lui. Capitalismo giunto alla fase globale, in cui le imprese sovranazionali sono al di sopra di persone, popoli, stati. Al di là del bene e del male sta il potere del denaro, che medesimamente muove anche la voce profumatamente retribuita di Saviano. Dividi et impera. Purchè la rendita economica finisca nel solito posto.
La descrizione più gustosa di Sua Lamentazione ed Indignazione è quella che musica Daniele Sepe nella raccolta “Fessbuk”, qui riassunta in un articolo di Fulvio Bufi sul Corsera: ” «Fabbula favesa », buscie ‘ngopp’ a ‘sta terra, comm’ ‘e cines’ accis’ int’ ’a scatul’ ’e fierr’» dice il brano, imputando allo scrittore di raccontare favole false e bugie, come sarebbe quella dei container al porto in cui sono stipati i cadaveri di immigrati cinesi, immagine con la quale si apre «Gomorra». Daniele Sepe punta il dito: «Staje arreparat’, si ‘na rosa int’ a ‘na serra, nu sistema te cummiglia e ‘a verita’ se ‘nzerra» (sei coperto e come una rosa in una serra, c’è un sistema che ti protegge e la verità si nasconde).
che subisce chi vive nelle stesse zone dove la camorra impera. «E poi perché dovrei condividere il pensiero di uno che sostiene di ammirare il rigore morale di Almirante? Io sono comunista e figlio di partigiani, e non posso sentire cose come questa». … C’è una frase del brano che non lascia dubbi: «faje ammuina e picci ma, fore do ‘mpiccio, vuo’ cchiu’ sord’ e ciorta» (fai casini e capricci, ma fuori dagli impicci vuoi più soldi e fortuna), e «‘o capo pav’ ‘a scorta, ‘o stess’ boss che t’ha pavat’ ‘a sturiell’, ch t’appara ‘o pesone e’ ‘o capo de guattarell’» (e il capo paga la scorta, lo stesso che ti paga l’affitto è il capo burattinaio). Per chi non l’avesse capito, il riferimento di Sepe è alla Mondadori e Berlusconi.” (http://www.corriere.it/…/bufi-sepe-saviano_d5b8ee94-6e58-11…). Saviano non morde la mano del padrone, mai. Sa perfettamente qual’è il vero padrone che riempie la ciotola. Di chi gliela porta, poco gli importa. Se sarà un altro Charlie Brown ad avvicinarsi alla sua casetta, gli basterà cambiare occhialetti o cravattino: da joe renziano-rottamatore a joe indignato. Un consiglio: spegnete il televisore quel giorno.

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