Non è la tecnologia che opprime ma il profitto capitalista

http://www.resistenze.org – osservatorio – italia – politica e società – 27-02-17 – n. 622

Enzo Pellegrin

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Si sente spesso parlare della “proletarizzazione del ceto medio” come fenomeno sociale dell’attuale epoca economica. Recentemente, sull’Espresso, discorrendo dei recenti tumulti romani di tassisti e ambulanti, l’editorialista Gilioli aveva modo di notare come “con un po’ di lucidità e lungimiranza oggi potremmo mettere da parte l’antipatia per capire come la campana ora suona per loro ma domani o dopo suonerà per tutti noi – anzi per molti ha già suonato.[…] i conducenti di auto bianche sono obsoleti, è evidente. Oggi c’è Uber, c’è Enjoy, c’è Car2go, ci sono pure ZigZag e Scooterino, e tutte o quasi funzionano meglio, a minor prezzo. Tra un po’ ci sarà pure l’auto che si guida da sola e buonanotte, il taxista finirà come il casellante, il linotipista, lo spazzacamini. […] Poi però accadrà che altre tecnologie – altre app, altri sensori, altri robot, altri outsourcing, altre intelligenze artificiali – renderanno altrettanto obsoleto quello che facciamo noi, cioè il nostro modo per portare a casa un reddito. Ci saranno soluzioni più soddisfacenti per i consumatori di quanto siamo noi, a un costo minore. Nessuno, fuori, ci rimpiangerà.”

Viene spontanea una riflessione: il progresso tecnologico non ha un effetto neutro: dipende dalle mani e dai cervelli che lo possiedono. CONTINUA A LEGGERE SU RESISTENZE.ORG

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