Boraest riceve da Setubal (Portogallo) e pubblica
<<Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto>>. Già, chi detiene la forza, come Ramon Rojo, è sempre convinto di essere invincibile. Un copripetto in metallo può però talvolta sparigliare le carte e consentire a Joe-Clint Eastwood di vincere il duello finale.
E’ quello che ci ricorda Nicoletta con la sua scelta coraggiosa e controcorrente di dire no, di dire basta, di resistere contro qualcosa che si percepisce come intrinsecamente ingiusto. La sua non è una scelta egoista, tutt’altro. Accusata di avere, forse, preso in mano una corda, se Nicoletta avesse passivamente accettato le misure che le erano state imposte, probabilmente oggi sarebbe ormai libera anche per la Legge: sarebbe libera di muoversi, di essere presente in tutte quelle piazze italiane che si animano contro le decisioni calate dall’alto a dispetto dei bisogni della popolazione, di portare il suo contributo a chi soffre per il terremoto, di portare il suo sorriso nell’amata Grecia. La sua scelta è un esempio, un insegnamento di abnegazione per la causa a cui ha dedicato un‘intera vita: la causa degli ultimi, dei deboli, di chi non ha voce, di coloro che vengono lasciati indietro da un sistema che non ha neppure più la capacità di provare compassione. Dobbiamo dire 1000 volte grazie a Nicoletta, che ogni giorno ci insegna come anche un corpo anziano e malato, ma animato da un enorme cuore rosso possa ergersi gigante dinanzi a strumenti di potere che al suo cospetto appaiono animati da lillipuziani. Chi l’avrebbe detto che un intero complesso che riunisce potere esecutivo con le sue articolazioni di polizia e esercito, magistratura e potere mediatico potesse arenarsi di fronte a un corpo così minuto, ma estremo e risoluto nel non arretrare di un passo? Eppure è quel che sta succedendo, Nicoletta con la sua mossa del cavallo ha sparigliato le carte di un tavolo troppo frettolosamente apparecchiato da coloro che pensano di potere sempre e per sempre ridurre i bisogni a una questione di ordine pubblico. Nicoletta le catene con le quali si intende zittire il dissenso, conciliare le pretese del carnefice con quelle della vittima, anestetizzare i conflitti, non le ha accettate, le ha spezzate quelle catene. E ora il Re è nudo, incapace di reagire, incapace addirittura di esercitare quelle prerogative che il Sistema gli elargisce con generosità per opprimere ogni voci dissonante.
E’ di oggi la notizia che il Tribunale non ha applicato alcuna misura cautelare a Nicoletta per l’evasione, reputando non idonea quella degli arresti domiciliari richiesta dalla Procura. Uno schiaffo in faccia rivolto a coloro che di fronte alla passione di Nicoletta sono ora costretti a tenere il cerino acceso fra le dita. L’ipocrita strumentalizzazione del principio di legalità scotta ora fra quelle stesse mani che fino all’altro giorno se ne erano fatto vanto della correttezza della loro azione, incapaci anche solo di comprendere le ragioni di una scelta così distante da orizzonti ancora oggi sempre avvolti da fumi inquinati attraverso i quali scorgere fantastiche contrapposizioni fra buoni e cattivi, fra violenti e non violenti.
Nicoletta in questi mesi non è stata sola, con lei hanno militato i valligiani, accanto a lei hanno lottato tutti quelli che le hanno espresso solidarietà, ma l’augurio è che questa solidarietà diventi un fiume in piena, che si facciano sentire tutti coloro ai quali il coro mediatico mainstream ancora non nega la voce, ma che sino ad ora sono rimasti indifferenti, silenti. Nello stagno Nicoletta ha lanciato più di un sasso: tematiche quali la giustizia sociale di fronte ai diritti individuali, i rapporti fra legalità e giustizia, il protagonismo politico, i bisogni delle comunità e di chi le abita rispetto ai criteri di ragioneria economica, devono tornare ad essere la cartina tornasole dell’agire politico. Qualunque sia il giudizio che diamo dell’entità statuale è giunta l’ora di rivendicare con orgoglio che la Koinè torni ad essere governata da scelte Politiche, nel senso aristotelico di agire per la polis, e non da delibere tecnico amministrative burocratiche. E’ anche nel brodo dell’antipolitica che si alimenta quell’indifferenza e passività a cui si contrappongono le difficili scelte di Nicoletta; quel brodo, dovrebbe oggi più che mai fare riflettere quei molti, sistematisi ora anche ai piani alti delle istituzioni, che tendono a confondere il sol dell’avvenire con merito, regole, onestà. E’ di queste ore la notizia dell’arresto dei deputati kurdi del HDP, ai cui certamente Nicoletta non farà mancare la sua solidarietà. Quella che è invece loro mancata è quell’immunità parlamentare, fumo negli occhi per gli alfieri dell’antipolitica nostrana, guarda caso recentemente abolita dal principino Erdogan, che avrebbe loro garantito libertà personale e di manifestazione del pensiero.
Il percorso è ancora lungo, ma grazie all’esempio di persone come Nicoletta possiamo intraprenderlo con sicura speranza.
Nevoeiro