Bertolt Brecht: La scritta invincibile

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Boraest vuole accompagnare l’ultimo giorno del vecchio anno ed il primo del nuovo ricordando un grande poeta e drammaturgo: Bertolt Brecht.

La scritta invincibile, Die unbesiegliche Inschrift, è stata composta nel 1934.

Narra di una scritta che ostinatamente ricompare: Hoch Lenin! Viva Lenin!

Nel 2016, di fronte ad una umanità segregata dal potere sempre più forte del denaro che si erge su ogni diritto umano, piace pensare che quella scritta possa ancora ostinatamente ricomparire sui muri delle coscienze, di giorno in giorno aggredite e dilavate dalla menzogna del potere.

Oggi, nel 2016, le parole scritte cento anni prima, nel 1916, dal piccolo grande padre della Rivoluzione d’Ottobre risuonano di un’imbarazzante attualità:

“Monopoli, oligarchia, tendenza al dominio anziché alla libertà, sfruttamento di un sempre maggiore numero di nazioni piccole, per opera di un ristretto gruppo di nazioni più ricche o potenti: sono le caratteristiche dell’imperialismo che ne fanno un capitalismo parassitario e putrescente” (Lenin, L’imperialismo fase suprema del capitalismo, 1916).

La scritta, come racconta Brecht, è invincibile, così come lo è la verità.

Con gli auguri di Boraest a tutti i resistenti, ovunque lottino ed ovunque sperino di ottenere libertà e potere, si propone la poesia di Brecht sia nel testo italiano che in quello – bellissimo – tedesco: Hoch Lenin! Jetz entfernt die Mauer! Viva Lenin! E ora levate il muro!

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La scritta invincibile

Al tempo della guerra mondiale
in una cella del carcere italiano di San Carlo
pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri,
un soldato socialista incise sul muro col lapis copiativo:
viva Lenin!

Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile, ma
scritto in maiuscole enormi.
Quando i secondini videro, mandarono un imbianchino con un secchio di calce
e quello, con un lungo pennello, imbiancò la scritta minacciosa.
Ma siccome, con la sua calce, aveva seguito soltanto i caratteri
ora c’è scritto nella cella, in bianco:
viva Lenin!

Soltanto un secondo imbianchino coprì il tutto con più largo pennello
sì che per lunghe ore non si vide più nulla. Ma al mattino,
quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta:
viva Lenin!

Allora i secondini mandarono contro la scritta un muratore armato di coltello.
E quello raschiò una lettera dopo l’altra, per un’ora buona.
E quand’ebbe finito, c’era nella cella, ormai senza colore
ma incisa a fondo nel muro, la scritta invincibile:
viva Lenin!

E ora levate il muro! Disse il soldato.”

 

Die unbesiegliche Inschrift

“Zur zeit des Weltkriegs
In einer Zelle des italienischen Gefängnisses San Carlo
Voll von verhafteten Soldaten Betrunkenen und Dieben
Kratze ein sozialistischer Soldat mit Kopierstift in die wand:
Hoch Lenin!
Ganz oben, in der halbdunklen Zelle, kaum sichtbar aber
Mit ungeheuren Buchstaben geschrieben
Als die Warter es sahen, schikten sie einen Maler mit einem Eimer Kalk
Und mit einem langstieligen Pinsel übertünchte er die drohende Inschrift.
Da er aber mit seinem Kalk nur die Schriftzüge nachfuhr
Stand oben in der Zelle nun in Kalk:
Hoch Lenin!
Erst ein zweiter Maler überstrich das Ganze mit breitem Pinsel
So dass es für Stunden weg war, aber gegen Morgen
Als der Kalk trocknete, trat darunter die Inschrift wieder hervor:
Hoch Lenin!
Da schickten die Warter einen Mauer mit einem Messer gegen die Inschrift vor
Und er kratzte Buchstabe für Buchstabe aus, eine Stunde lang
Und als er fertig war, stand oben in der Zelle, nun farblos
Aber Tief in die Mauer geritzt die unbesiegliche Inschrift:
Hoch Lenin!
Jetz entfernt die Mauer! sagte der Soldat.”

1916 – 2016

 

 

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